Lezione di judo

Vocaboli a me sconosciuti aleggiano nella sala illuminata da luci che funzionano a intermittenza. Non sono in grado di decodificarli.

Posizioni che mi ricordano di più le movenze di Carla Fracci di quelle di un judoka.

Movimenti a tempo, cadenzati da un ritmo regolare, sotto la guida vigile dello Shihan.

T. sembra un pesce fuor d’acqua, ma non si perde una parola dell’insegnamento. Il Maestro le si avvicina con atteggiamento fermo, ma paterno, per insegnarle la tecnica corretta.

Corpi abbracciati, avvolti nei kimono bianchi, atterrano sul tatami, creando un volteggio di nuvole.

Nella sala attigua un judoka si allena solitario: unica compagnia, la sua immagine riflessa nello specchio, lo aiuta a ripetere a memoria i movimenti assimilati dal suo corpo.

Seduta al tavolino, centellinando il mio the caldo, sbriglio i miei pensieri e la penna scorre fluida sul foglio, mentre la voce possente dello Shihan mantiene desta l’attenzione di allievi e spettatori.

Le gocce di pioggia che ci accompagnano dalla mattina, tamburellano sul tetto, componendo la melodia che è colonna sonora di questi attimi.


©Monica Arianna Zanetti 2013

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