Sapori d’infanzia

Il rituale iniziava presto la mattina. Il ragù si preparava il giorno prima perché “la cottura è importantissima, deve andare a fuoco lento, non asciugarsi troppo, non restare troppo liquido e non si deve attaccare alla pentola”. Le parole della nonna riecheggiano ancora nelle mie orecchie ogni volta che preparo le lasagne.
La mattina ci alzavamo presto, ma mai come lei. Mi affacciavo in cucina per la colazione, ed era già lì, con indosso il suo grembiule che sembrava un campo di battaglia con tutta quella coreografia di macchie e le mani nodose impegnate ad amalgamare la farina con le uova.
Trangugiavo in un sorso la tazza di caffellatte, non stavo nella pelle dal desiderio di aiutarla. Salivo sulla mia sedia preferita per arrivare al tavolo, mettevo le mie manine nell’impasto e insieme tiravamo la pasta.
Poi veniva il momento della besciamella, la nonna non acquistava mai prodotti già pronti, “un piatto regala emozioni quando lo prepariamo con cura e amore” era il suo mantra. Una volta pronta, scendevo dalla sedia e prendevo dalla credenza la teglia dove comporre la lasagna, lasciando impronte di farina e pezzi d’impasto ovunque, sicura che non mi avrebbe rimproverata. Gliela porgevo con le mie manine insicure e insieme disponevamo gli strati, la sfoglia il ragù e la besciamella, e avanti così fino a quando la teglia non era colma e pronta per il forno.
L’aroma iniziava a diffondersi in quella piccola stanza e ne impregnava l’aria nonostante le finestre aperte e non c’era bisogno di chiamare il nonno, il papà e la mamma, dalle nostre risate comprendevano quando era il momento di sedersi a tavola.

Foto di Klaus Nielsen da Pexels

© Monica Arianna Zanetti 2021